ALICE IN BORDERLAND [Serie Nuova ci si Prova!]

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Alice in Borderland

 

“Ciao!! Ho un'idea fichissima per una serie tv: gente che si ammazza per la sopravvivenza in un mondo un po’ distopico non ben definito, ma che è identico al nostro.”

“Ah, tipo Battle Royale. Visto e rivisto, mi dispiace"

Peró questo è ambientato ai giorni nostri con giochi da risolvere per salvare la propria vita"

“Ah, come Saw l'enigmista e The Cube. Hanno fatto giá mille film sul genere, anche basta no?!”

“Ma è tratto da un fumetto, e ha un nome che spacca. Non ho ben capito cosa centri ancora, ma il gioco di parole è bellissimo: ‘Alice in Borderland'. Non è top?!”

“Wow!! ‘Sto gioco di parole spacca. E a tutti piace Alice nel paese delle meraviglie. Ok, mi hai convinto! Facciamolo!

Ecco. Più o meno lo immagino così il discorso tra i produttori della seire tv “Alice in Borderland”, appena sbarcata su Netflix e che ha giá trovato grandi apprezzamenti da parte del pubblico.

Io sono MadOrphe e questa è “Serie nuova?! Ci si prova!!”

 

Tratto dall’omonimo fumetto, questa serie tv ha una trama vista e rivista, trita e ritrita, ma riesce comunque a tenerti incollato allo schermo. Perché?!

Notiamo subito la classica regia orientale, dettata da lunghi silenzi su musiche studiate alla perfezione e semplicemente fantastiche, insieme a numerosi e infiniti piani sequenza che quindi vogliono trasmettere allo spettatore un senso di angoscia e allo stesso tempo cercano di alimentare allo spettatore la curiosità e la voglia di prestare bene attenzione ai dettagli.

I personaggi sono lo stereotipo più classico in assoluto: abbiamo quello nerd intelligentissimo, quello buono come il pane, il disgraziato che peró è figo e ci sa fare con le donne. La ragazza super agile che sembra un ninja e quello misterioso piú intelligente (o quasi) del nerd intelligente!!! Eppure proprio perché sono tutti stereotipi che giá conosciamo e ci aspettiamo, funziona. Dopotutto è un mix giá rodato mille volte, perché non dovrebbe!!

Ma vediamo la trama:

Tokyo. Giorni nostri. Il protagonista è Arisu, un ragazzo molto intelligente appassionato di videogiochi, un po' troppo forse, tanto piú che esce di rado da casa e salta colloqui di lavoro, venendoadditato dal padre come pecora nera della famiglia. Mentre è in giro con i suoi due migliori amici, succede qualcosa di incredibile: tutta la popolazione di Tokyo scompare, rimanendo soli in una cittá deserta. Dopo aver vagato tutto il giorno alla ricerca di risposte, una scritta compare su un grattacielo: Game Arena. Cosí incontrano altre 2 ragazze in questo palazzo, dove scoprono qualcosa di terribile. Qualcuno li controlla e vuole che partecipino costantemente a dei giochi….mortali. Devono necessariamente partecipare e vincere per ottenere un visto che duri tot giorni al termine dei quali, se non dovesse essere esteso vincendo ancora, verranno uccisi. Chi c'è dietro tutto questo?! I giochi hanno una loro logica?! Ce la faranno Arisu e compagni a sopravvivere a tutto questo?!

 

 

Per chi è nuovo al genere, è sicuramente un buon punto di partenza, prima di approfondire con la visione di altri cult come “the cube", “saw l'enigmista", “battle royale”, etc..

Per gli appassionati e giá rodati, non c'è nulla di innovativo, quindi potrebbero ritenerlo quasi banale e scontato, ma alla fine proprio questa sua “scontatezza" regala allo spettatore esattamente quello che si aspetta e che pretende di vedere, accontentandolo con una trama ben strutturata e una regia molto pulita.

La prima stagione (spoiler: non è una serie autoconclusiva) è composta da 8 episodi di una durata media di 45 minuti, per un totale quindi di 6 ore, che passano leggeri senza mai annoiare.

Merita dunque la visione?! Assolutamente si, ma solo se sei pronto/a a vedere sangue che schizza, morti crudeli e versare qualche lacrimuccia ogni tanto!

                                                                                                                                                     MadOrphe

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